Quelli più fini le chiamano ‘segnalazioni’, ma la sostanza resta sempre una: in Italia se si vuole veramente trovare un posto di lavoro, soprattutto consono alle proprie competenze, serve una raccomandazione. A confermarlo è uno studio dell’Isfol che testimonia come nel 2010 il 30,7% dei lavoratori abbia ottenuto un impiego solo in quel modo.
Un’indagine realizzata su un campione di 40mila soggetti tra i 18 e i 64 anni, quindi praticamente in tutta la fascia utile di lavoratori italiani e che aveva come obiettivo i ‘Canali di intermediazione e ricerca del lavoro’. Se almeno uno su tre ha ammesso di essere entrato grazie all’appoggio di parenti, amici o conoscenti, la cifra sale a quattro su dieci quando si tratta dei più giovani. E questo succede soprattutto nelle regioni dove ci sia carenza di offerta e con personale meno preparato rispetto a chi, ad esempio, abbia titoli di studio maggiori.
Diverso invece è, secondo l’Istituto, il discorso che interessa le opportunità di lavoro ottenute attraverso i contatti nell’ambiente lavorativo, che sono pari al 7,5%. In questi casi non si tratta infatti della classica raccomandazione, ma più semplicemente di relazioni professionali derivate dalla propria reputazione, dal merito o dal semplice passa-parola. Invece i Centri per l’impiego hanno trovato occupazione solo a 3 persone su 100, per lo più appartenenti a categorie protette.
Sono invece in crescita le società di ricerca del personale, così come le agenzie di somministrazione, scuole e università che solo negli ultimi anno possono fare da tramite tra domanda e offerta di lavoro, ad esempio con i servizi di ‘job placement’: si tratta di circa il 7%, che sale al 13,5% per i giovani. Tutti soggetti pubblici e privati che, insieme alle Camere di Commercio, sono state messe al centro della riforma del sistema di intermediazione dalla nuova manovra finanziaria.
Resistono, nel mondo della ricerca di un lavoro, le auto-candidature presentate direttamente ai datori di lavoro, come il classico invio di un CV, che rappresentano una cifra complessiva del 17,7% tra domanda e offerta. Una percentuale che sale a circa il 24% per i più giovani, mentre gli annunci di offerte sulla stampa, specializzata o meno, ha ottenuto solo il 3% delle intermediazioni. I concorsi pubblici hanno offerto un impiego al 18,3% degli attuali occupati che però sono solo il 6% dei giovani.
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