Una nuova sentenza della Cassazione ha sconvolto il mondo del lavoro e soprattutto le aspettative dei contribuenti. Con la sentenza nr. 9867 dello scorso 5 maggio, infatti, la Corte di Cassazione ha deciso che tutti i contribuenti dovranno dichiarare al Fisco ogni tipologia di compenso lavorativo, compreso quelli percepiti in nero che andranno a formare la base imponibile d’imposta.
A rivolgersi alla Cassazione, una lavoratrice che aveva deciso di impugnare un avviso di accertamento IRPEF mediante il l’Agenzia delle Entrate riscattava le tassazioni sui redditi percepiti ma non dichiarati dall’azienda.
A quanto pare, infatti, i pagamenti ricevuti dalla lavoratrice da parte dell’impresa, anche se a nero, sono stati rintracciati mediante una verifica fiscale realizzata proprio a carico della stessa società.
La notizia che fa discutere, però attiene ad un particolare passaggio in cui viene espressamente ribadito che: Nel caso in cui venga a verificarsi un mancato versamento della ritenuta d’acconto da parte del datore di lavoro, il soggetto ricevente sarà comunque obbligato al pagamento del tributo.
Anche colui che riscuote, quindi, dovrà da oggi in poi osservare alcune articolari procedure in base agli obblighi e alle responsabilità ch’egli stesso detiene in base al alla posizione ch’egli riveste, lasciando però totalmente inalterati gli obblighi a carico del sostituto.