Negli ultimi quindici anni tutto l’indotto che ruota attorno ad internet in Italia è stato capace di produrre 700mila nuovi posti di lavoro a fronte dei 320mila che si sono poi persi. Come a dire che il saldo è ampiamente in attivo, anche se avrebbe potuto e soprattutto potrebbe essere molto migliore se solo ci si investisse di più.
Lo rivela uno studio della società di consulenza McKinsey redatto in occasione dell’ultimo G8 tenuto in Francia e che ha analizzato i dati occupazionali negli otto maggiori Paesi industrializzati, compreso quindi il nostro, più gli altri colossi mondiali come India, Cina, Brasile, Corea del Sud e Svezia mettendo in evidenza come, contrariamente a quelle che sono le credenze popolari, la ‘rete’ produca occupazione invece di ridurla.
E’ successo ad esempio in Francia dove ogni due posti di lavoro persi se ne sono guadagnati cinque grazie alle nuove professioni che interessano il mondo del web mentre negli Stati Uniti solo grazie allo studio e allo sviluppo delle applicazioni per Facebook sono stati creati ben 182mila posti nuovi di lavoro per un contributo di oltre 12 miliardi di dollari all’economia del Paese.
Non così in Italia che ancora una volta arriva sempre ben dopo gli altri. Colpa dei mancati investimenti da parte dello Stato, più che di una cattiva volontà da parte di piccole e medie imprese. Infatti di quei 700mila posti creati da internet e da tutto l’indotto in questi anni la maggior parte attiene alle grandi aziende, ai colossi della telefonia e delle comunicazioni mentre quelle di dimensioni minori non sembrano troppo invogliate ad investire.
Il primo passo dovrebbe essere quello di allargare la banda larga a tutto il Paese, differentemente da quello che è stato sino ad oggi. Il governo dovrebbe incassare almeno 3 miliardi di euro dall’asta per le nuove frequenze sul 4G: quindi almeno 300 milioni potrebbero essere destinata alla banda larga andando così ad incentivare le assunzioni.
Secondo gli studi della Boston Consultino, come riporta il sito de ‘La Repubblica’, in Italia oggi il valore di internet è pari al 2 per cento del Pil, ossia 36,1 miliardi di euro, ma è destinata a raddoppiare entro il 2015 con una crescita annua tra il 13 e il 18 per cento. Sempre che ci siano le condizioni per investire.
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