I dati elaborati dall’Istat fanno impressione. In Italia ci sono circa 2milioni di giovani completamente inattivi, ovvero che non studiano, non lavorano né tanto meno cercano un lavoro.
A questo si aggiunga un altro dato ovvero che il nostro paese è agli ultimi posti per il numero di studenti laureati in Europa.
Le varie riforme dell’Università, sui cui tralasciamo ogni giudizio, hanno cercato di finire questa emorragia. Nello stesso tempo a mancare sono però i diplomati vero nerbo del tessuto industriale e produttivo italiano. Infatti le piccole e medie imprese cercano, non trovando, diplomati in materie tecniche
. Qualcosa di nuovo si spera venga dall’approvazione del nuovo apprendistato, che diventerà operativo con l’approvazione del Testo Unico 2011 e che dovrebbe, nelle intenzioni dei promotori, ridurre l’emorragia occupazionale della generazione under 35.
Ma se dovessimo fornire un identikit di questo soggetto sociale, che non studia e non lavora? Ci ha pensato la Confartigianato di Milano. A fronte dei 2milioni che dicevamo prima, circa il 50% vive nelle regioni meridionali e è donna. Per cui l’identikit – giovane, donna, meridionale – è quello che sta subendo maggiormente la crisi e rappresenta finora la categoria maggiormente esclusa dal ciclo produttivo.
Forse alla luce di questi dati si comprendono meglio anche i movimenti spontanei giovanili, in cui si protesta per la perdita del proprio futuro.
Basti un dato, i numeri hanno una secchezza terribile, in tre anni (dal 2008 crack) in Italia gli occupati under 37 sono diminuiti di circa 1,1 milioni: una flessione di intensità doppia rispetto al valore medio percentuale dell’Unione Europea a 27.
La previsione della Confartigianato milanese non è per nulla rosea. Pur sottolineando la spiccata vocazione manifatturiera della provincia milanese e delle altre provincie lombarde, le proiezioni occupazionali non sono incoraggianti. Si conta infatti che la provincia di Mialno assumerà circa 50 mila unità per l’anno solare 2011. Una goccia nell’oceano.
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