Se già si annunciava un inizio di settembre infuocato per i lavoratori italiani, con il testo definitivo della riforma fiscale sarà guerra aperta. Soprattutto da parte della Cgil che intanto oggi è pronta a scendere in piazza per lo sciopero generale proclamato da tempo. A dividere è soprattutto l’articolo 8, quello che regolerà i licenziamenti.
In sostanza datori di lavoro e sindacati potranno sottoscrivere accordi per contratti che operino anche ‘in deroga alle disposizioni di legge e alle relative regolamentazioni contenute nei contratti collettivi nazional’ e tra le materie per le quali è possibile derogare dalla legge e dai contratti nazionali figura anche il licenziamento.
Ovviamente non si potrà tradire la Costituzione e in particolare l’articolo 18, così come le norme generali stabilite dall’UE in materia di lavoro, così come le convenzioni internazionalmente riconosciute, eppure la libertà sembra poter essere molto allargata.
In pratica se c’è un accordo tra aziende, o categorie, e lavoratori potranno anche essere non rispettati alcuni punti che sino ad oggi sono stati fondamentali come l’obbligo del reintegro per i lavoratori licenziati senza giusta causa o giustificato motivo, anche se verranno salvaguardate le neo mamme, per le quali non potrà scattare il licenziamento in deroga alle leggi, così come i congedi parentali. Inoltre nelle intese aziendali per misurare la rappresentatività del sindacato basta anche il cosiddetto ‘criterio territoriale’.
Di fatto sembra un’estensione del contratto che Fiat ha fatto firmare ai lavoratori di Pomigliano prima, di Mirafiori e della ex Bertone a Grugliasco poi, fortemente avversati soprattutto dalla Fiom. Ecco perché a stretto giro di posta sono arrivate critiche e apprezzamenti, a seconda delle posizioni rappresentate. La più dura è stata Susanna Camusso, segretario della Cgil: “Queste modifiche della maggioranza all’articolo 8 indicano la volontà di annullare il contratto collettivo nazionale di lavoro e di cancellare lo Statuto dei lavoratori, in violazione dell’articolo 39 della Costituzione e di tutti i principi di uguaglianza sul lavoro che la Costituzione stessa richiama. Il governo, sconfitto sulle pensioni, ora distrugge l’autonomia delle parti”.
La Camuso paventa ancora una volta il pericolo di divisione dei sindacati, ma Raffaele Bonanni, suo emulo nella Cisl ha replicato duramente: “Se il governo divide, Camusso sta facendo molto di più del governo per divedere il sindacato”. E la Cisl sottolinea come sia “un fatto positivo che la nuova formulazione precisi che solo i sindacati comparativamente più rappresentativi sul piano nazionale e territoriale, legittimati attraverso le leggi e gli accordi interconfederali, possano siglare intese a livello aziendale”.
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