Uno dei capitoli più importanti nella manovra economica appena varata dal governo è quello legato al mondo del lavoro. E uno tra i punti più delicati resta quello legato alla riforma o meno dell’articolo 18, quello che regola il licenziamento, valido solo se avviene per giusta causa o giustificato motivo.
Il ministro Sacconi ha ribadito ancora una volta fermamente che l’articolo 18 non è stato toccato. Ma ha aggiunto che potrà essere interessato fa un’autonomia regolatoria tra le parti. Una precisazione che andrà approfondita nei prossimi giorni ma che rischia di scatenare una nuova guerra tra parti sociali.
Da una parte la Confindustria, con le parole della sua leader Emma Marcegaglia: “In un Paese nel quale la dinamica degli investimenti è bassa, è importante che sul lavoro sia stata data una risposta alla Fiat per togliere incertezze ai nuovi investimenti. Così come è importante aumentare il tasso di flessibilità dando maggiore centralità ai contratti aziendali. Ho la consapevolezza che ci potranno essere divisioni e divergenze, ma sono certa che i nuovi strumenti si muovono nel solco da noi tracciato e così li gestiremo”.
In pratica nella linea dettata dal governo ha prevalso quella lanciata qualche mese fa dalla nuova piattaforma contrattuale voluta dalla Fiat per gli stabilimenti di Pomigliano prima, di Mirafiori e Grugliasco poi. Contratti in base ai quali potrebbe risultare più facile licenziare un lavoratore anche con contratto a tempo indeterminato attraverso una deroga dei contratti aziendali rispetto alle norme di quello nazionale e dello Statuto dei lavoratori. La contrattazione aziendale inoltre potrà fissare l’orario e i rapporti di lavoro, oltre alle mansioni fino eventualmente al licenziamento senza giusta causa, fatta eccezione per quelli considerati ‘discriminatori’ e nel caso di maternità.
Passaggi che convincono per nulla i sindacati. “In una manovra sbagliata e iniqua si usa la crisi per nuovi gravissimi tagli ai diritti dei lavoratori – ha commentato Fulvio Fammoni, segretario confederale della Cgil -. Con le nuove disposizioni, i contratti sottoscritti a livello aziendale potrebbero operare in totale deroga ai contratti nazionali e addirittura alle disposizioni di legge vigente”.
Logico immaginare che ci sarà una dura lotta, come fanno intuire le minacce di sciopero generale subito tirate fuori dai sindacati. Nella riforma, comunque, saranno anche punizioni severe per il reato di ‘caporalato’, considerata a ragione una forma abusiva di intermediazione del mercato del lavoro e una decisa limitazione all’abuso dei tirocini oltre a norme che liberalizzano le professioni e la concorrenza, soprattutto per chi non sia soggetto ad un Ordine nazionale
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