E’ una delle nuove frontiere, anche se in italiana ancora poco sfruttata. Parliamo del telelavoro, simbolo perfetto del lavoro a distanza che il governo intende promuovere ancora maggiormente con il Decreto per lo Sviluppo (sempre che esca in tempi brevi) ma che in Italia è ancora poco sfruttato rispetto alle potenzialità.
Secondo infatti i dati di un’indagine realizzata da Isfol Plus, relativi però al 2008, il telelavoro in Italia conta solo circa 55.000 addetti, il 7% dei 771.000 dipendenti delle aziende con contratti che prevedono tale tipologia.
Come ha spiegato all’Adn Kronos Francesca Bergamante, ricercatrice Isfol “a questi lavoratori ne vanno affiancati altri 2.100.000 che sostengono di voler chiedere in futuro l’applicazione del contratto di telelavoro qualora l’azienda ne dia la possibilità”.
Come a dire che la prospettiva solletica molti, ma al momento sono le aziende stesse a limitarne l’uso allo stretto necessario per il loro dipendenti, preferendo averli direttamente nei loro uffici con un contatto diretto giornaliero. Infatti, sempre dai dati Isfol appare come solo il 4,3% delle aziende preveda un contratto di telelavoro e aumentando del numero di addetti, cresce anche la percentuale di possibilità di accesso a questa forma di impiego.
Ovviamente tutto si lega alla maggiore tecnologizzazione di queste aziende che hanno investito sul loro futuro e anche al fatto che in molte di loro ci siano professionalità tali da poter anche optare per un loro libero impiego. Ecco perché questa dev’essere sempre più la frontiera del futuro, soprattutto per le prospettive che apre.
Una recente ricerca del sito Infojobs.it confermava infatti come almeno due lavoratori su cinque in Italia ogni giorno percorrano almeno tra i 10 e i 30 km al giorno per raggiungere il loro ufficio e sarebbero disposti a guadagnare qualcosa in meno per evitarsi spostamenti, mezzi pubblico, traffico e perdite di tempo.
In più le aziende potrebbero ammortizzare in fretta gli investimenti e ridurre di molto i costi di gestione delle loro sedi, a cominciare dalle bollette. Così l’11,6% degli intervistati dall’Isfol conferma come la stragrande maggioranza del proprio lavoro potrebbe essere svolto non in azienda e che lavorando da casa renderebbe anche di più. Una prospettiva che solletica molto le donne, molte delle quali sono anche mamme: almeno il 29,5% di loro accetterebbe subito.
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