Si produce tanto, si guadagna (in proporzione) davvero poco. E’ uno dei limiti peggiori nel mondo del lavoro in Italia, attestato ancora una volta da dati certi, quelli che sono contenuti nel ‘Rapporto Italia 2010’ redatto dall’Eurispes e che accanto alla situazione della politica, dell’economia e della società italiana presenta in specifico quella degli stipendi.
Emerge un paragone quasi imbarazzante (e i numeri sono riferiti a due anni fa) rispetto a molti altri Paesi civilizzati. Secondo la classifica dell’Ocse, infatti, ai primi dieci posti per media di stipendi ci sono Corea del Sud con 39.931 dollari pro capite, Regno Unito (38.147), Svizzera (36.063), Lussemburgo (36.035), Giappone (34.445), Norvegia (33.413), Australia (31.762), Irlanda (31.337), Paesi Bassi (30.796) e Usa (30.774).
L’Italia invece arriva molto dietro, con una media di 21.374 dollari che è pari a circa 14.800 euro annui e vale attualmente la 24^ posizione, ben dietro ad altre nazioni che presentano retribuzioni nette annue decisamente superiori, come Germania (29.570), Francia (26.010), o persino la derelitta Spagna (24.632). I lavoratori italiani sono solo davanti a quelli di Portogallo (19.150 dollari), Repubblica Ceca (14.540), Turchia (13.849), Polonia (13.010), Slovacchia (11.716), Ungheria (10.332) e Messico (9.716).
In pratica un dipendente italiano riceve un compenso inferiore almeno del 44% rispetto ad un omologo inglese, guadagna il 32% in meno di quello irlandese, il 28% in meno di un tedesco, il 19% in meno di un greco, il 18% in meno di un francese e il 14% in meno di quello spagnolo. Più in generale la media è del 17% in meno della media Ocse, il cui valore complessivo è pari a 25.739 dollari.
Andando a prendere invece come termine di paragone il cuneo fiscale, considerando un lavoratore dal salario medio che sia single e senza figli, il peso delle tasse è pari al 46,5% (ossia lo 0,25% in più rispetto al 2007 e l’1,1% in più rispetto al 2005), che colloca l’Italia in sesta posizione tra i 30 Paesi Ocse. Ma se si analizza quello che guadagna al netto un lavoratore dal salario medio sposato e con due figli, il carico fiscale si riduce al 36%, piazzando l’Italia all’undicesimo posto in classifica.
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