L’esempio arriva dall’efficientissima amministrazione nazionale britannica. In occasione delle prossime Olimpiadi e Paralimpiadi, che cominceranno il 27 luglio prossimo per terminare il 9 settembre, tutti i dipendenti pubblici che lavorano in uffici al centro di Londra potranno operare in telelavoro da casa almeno per sette settimane dal 21 luglio.
Un modo per evitare ulteriori intasamenti in un periodo che per la capitale inglese sarà decisamente congestionato ma anche una soluzione intelligente, da prendere come esempio anche se queste modalità di lavoro flessibile non sono state gradite sia da alcuni ministri che soprattutto dagli imprenditori che temono contraccolpi sull’efficienza di un’amministrazione pubblica destinata a lavorare ad intermittenza.
Ma una scelta del genere sarebbe possibile in Italia? Facendo una battuta quasi scontata, sarebbe almeno il modo più semplice per eliminare l’assenteismo e la facile pratica di chi timbra il cartellino anche dei colleghi assenti. In realtà potrebbe effettivamente rappresentare una soluzione per incrementare la produttività degli uffici pubblici. Va considerata infatti il fatto che nel nostro Paese il telelavoro nella pubblica amministrazione è ancora un’utopia, anche se in realtà potrebbe abbassare di molto la gestione.
Perché il costo del lavoro non è solo quello connesso agli stipendi dei dipendenti ma sul totale pesano pure la postazioni di lavoro, gli uffici, le utenze connesse, i bonus come i ticket o quelli per il parcheggio. Eppure ci sono impiegati che non sono mai a contatto con il pubblico, come quelli che si occupano di uffici quali i ‘data entry’, ma anche le progettazioni, gli uffici legali, la progettazione. Insomma, riguarderebbe tutti quelli che non hanno bisogno di una presenza fisica in ufficio.
Quindi il dipendente potrebbe trarne un beneficio risparmiando ad esempi i costi del viaggio, distribuire la propria attività su più ore nel corso della giornata, ovviamente tenuto sotto controllo come avviene in un qualsiasi telelavoro, avere quindi orari flessibili anche in regime di part time. Una soluzione logica, quindi, anche se al momento in Italia difficile da applicare.
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