Dieci giorni, non uno in più. Sono quelli che il governo, per bocca del ministro Fornero, prevede per la riforma del lavoro in Italia, con o senza l’assenso dei sindacati. Ecco perché in questi giorni si moltiplicheranno gli incontri per arrivare finalmente ad una base concreta da mettere nero su bianco, con tanto di copertura finanziaria.
Ci sono ancora molte incertezze, ma anche punti fermi su cui ragionare. Come il ‘modello tedesco’ sul quale rimodulare i problemi legati all’articolo 18, ossia quello che regola i licenziamenti. Una proposta che potrebbe trovare tutti d’accordo è quella che resti in vigore soltanto per gli allontanamenti ritenuti discriminatori, mentre per quelli legati a motivi economici toccherà ad un giudice stabilirne la correttezza.
Quindi in caso di licenziamento chiesto dalle imprese per motivi disciplinari il lavoratore avrebbe diritto, a discrezione del giudice, al reintegro o all’indennizzo fino a 18 mensilità mentre oggi il giudice può decidere, se non esista il giustificato motivo, per il reintegro e l’indennizzo.Le nuove norme varrebbero per i nuovi assunti, ma tra un paio d’anni, ovvero una volta usciti dal regime di crisi, sarebbero ampliate anche per chi abbia un contratto da più anni, evitando così un doppio trattamento diverso.
Altro tema caldo è quello legato all’apprendistato che sia per imprese così come per sindacati è considerato la forma prevalente per l’ingresso nel lavoro per i giovani. La pensa così anche il governo che vorrebbe potenziarlo, solo però se al lavoratore venga data una formazione che gli consenta di maturare professionalmente e non diventi invece una scappatoia per le aziende solo per risparmiare sui contratti. Ai datori di lavoro, che dovranno certificare la formazione, verranno comunque garantiti benefici contributivi, inquadrando il dipendente in due livelli sotto il grado effettivamente spettante. E alla fine del periodo di apprendistato, in caso di assunzione, per l’azienda potranno arrivare sconti maggiori.
Ancora da chiarire invece l’impegno del governo per quello che riguarda gli ammortizzatori sociali: il premier Monti garantisce che siano stati trovati almeno 2 miliardi, anche se i sindacati e in primis la Cgil premono per cifre nettamente superiori. E dal 2017 (ma la Fornero vorrebbe cominciare dal 2015) dovrebbe partire un nuovo meccanismo.
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