Non siamo ai livelli disastrosi della Spagna, ma poco ci manca.
Perché dalle ultime rilevazioni dell’Istat sul lavoro giovanile è emerso un quadro a dir poco preoccupante: nei primi nove mesi del 2011 infatti si sono contati ben 80mila occupati in meno.
Come a dire che gli Under 30 sono sempre più penalizzati, soprattutto quando si tratta di entrare in questo mondo.
Perché se l’occupazione in generale, nei primi tre trimestri dell’anno passato, ha mostrato leggeri segnali di ripresa, non così è stato per chi fosse alla prima chiamata o comunque non abbia l’esperienza necessaria per riciclarsi, visto che il saldo in negativo è del 2,5 a dimostrazione di come qui ci sia ancora molto da fare e lo ha capito in primis il governo.
Infatti il calo nel periodo gennaio-settembre 2011, va ad aggiungersi al numero esorbitante di 480mila unità in meno tra il 2009 e il 2010. E a questo va aggiunta anche la mancata occupazione dei minorenni che hanno abbandonato la scuola ma non occupano e fanno salire la quota ben oltre le 500mila unità.
Sono proprio i giovanissimi a pagare lo scotto più alto, con una disoccupazione tra gli under 25 che in Italia è salita al 31%, dato inferiore alla sola Spagna, mentre tra gli under 30 il dato è leggermente meno preoccupante anche se il tasso di disoccupazione è comunque almeno 11 punti percentuali sopra di quello complessivo.
Non meglio sono messe le donne. Come ha evidenziato l’Istat infatti in Italia lavora meno di una donna su due lavora e la quota scende al 30% nelle regioni meridionali. Secondo la Cgil c’è poco da stare allegri anche per i prossimi mesi, come sottolinea il segretario confederale Fulvio Fammoni “Nel bilancio complessivo del 2011 ci si accorgerà che sono andati persi oltre 100 mila occupati tra i giovani, mentre contemporaneamente l’80% delle assunzioni è con contratti di lavoro precari”.
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