L’ufficio di collocamento? Ormai non esiste più, fanno tutto i social. Perché da una recente inchiesta emerge sempre più chiara la strategia adottata dalle aziende nella ricerca di personalein questi ultimi dodici mesi: sono sempre di più infatti quelle che si affidano ad un attento esame del web per selezionare i candidati.
Lo studio, realizzato da Lorenzo Pulici (specialista di Risorse Umane e Comunicazione), è stato presentato all’Università La Sapienza di Roma che ha organizzato un incontro in collaborazione con il magazine freepress ‘Walk on Job’. I dati sono chiari: il 37,5% delle imprese utilizza i social network per la selezione dei candidati per una precisa scelta aziendale e addirittura il 73,6% di loro consulta gli strumenti considerati ‘social’ per le attività di selezione anche se ufficialmente l’azienda non segue questa politica. Inoltre il 55% degli intervistati ha confermato di aver assunto candidati scoperti scovato online.
L’indagine, portata avanti nei mesi di dicembre 2011 e gennaio 2012, ha coinvolto un campione di oltre 200 selezionatori del personale per aziende nazionali. Al tirar delle somme, il 96% ha indicato Linkedin come lo strumento più utilizzato nella ricerca di personale. E a seguire troviamo Facebook (37,7%), Twitter (18,2%), Youtube (6,5%) mentre in coda ci sono i blog, personali o meno, con il 5,2% delle preferenze.
Inoltre i responsabili delle risorse umane effettuano ricerche costanti attraverso i social network per il 27,6% dei casi mentre ne fanno un uso saltuario nel 46% dei casi. Il 19,5% dei selezionatori invece usa questi canali successivamente, per verificare le candidature e, infine, solo il 14,6% non ne fa affatto uso.
Quanto ai profili lavorativi, quelli più ricercati sono i commerciali, con una ricerca pari al 46,6%, appena sopra ai profili economici (43,2%) e degli ingegneri (40,9%). Seguono i candidati con formazione informatica (20,5%), seguiti dai profili professionali relativi all’area umanistica (10,2%), a quella legale (9,1%), scientifica (6,8%) e medica (5,7%) mentre gli architetti con l’1,1% sono in fondo alla classifica.
Puoi votare l'articolo anche qui, gli articoli precedenti qui.