E’ uno dei capitoli più delicati per la riforma del lavoro che vuole operare il governo Monti, quello legato agli ammortizzatori sociali. Da una parte le revisioni delle forme di contratto, dall’altra quella dell’attuale sistema su cui si basa la cassa integrazione, limitando la durata e il suo impiego ai soli casi nei quali l’azienda possa riprendere rapidamente.
In pratica si vorrebbe mantenere soltanto la ‘cassa’ ordinaria, con una durata massima di 52 settimane e legata soltanto ad eventi specifici, mentre il governo vuole eliminare la possibilità di utilizzarla a fronte della chiusura dell’azienda introducendo sussidi di disoccupazione con indennità risarcitorie nei casi di licenziamento, anche se al momento i sindacati si oppongono, tanto che è stato aperto un tavolo con tutte le Parti Sociali.
E allora può essere utile comprendere come funzioni il sistema in Italia, paragonandolo a quello degli altri maggiori Paesi Europei. I dati sono quelli che riportava qualche giorno fa l’Ansa, presi dal sistema informativo della Commissione Europea. Partiamo quindi dall’Italia dove l’indennità di disoccupazione può essere chiesta da chi abbia almeno un anno di contributi versati negli ultimi 2 anni e viene distribuita per un massimo di 8 mesi a chi abbia meno di 50 anni e per 12 mesi a chi ne abbia più di 50.
Il sussidio è pari al 60% dello stipendio, utilizzando la media degli ultimi 3 mesi per i primi 6 mesi per scendere poi in quelli successivi al 50% e al 40% per un massimo di 892 euro per i salari al di sotto dei 1.931 euro e di 1.073 euro per gli stipendi superiori a questa cifra. In caso di licenziamenti collettivi è prevista l’indennità di mobilità per un massimo di 24 mesi che salgono a 36 per chi abbia più di 50 anni. In caso di difficoltà dell’azienda è possibile il ricorso alla cassa integrazione, anche se il lavoratore resta dipendente dell’azienda stessa.
In Francia per accedere al sussidio bisogna aver versato contributi per almeno 4 degli 28 mesi. Si ha invece diritto a un’indennità più sostanziosa, chiamata ‘regime di solidarietà’, nel caso si siano versati almeno 5 anni di contributi negli ultimi 10 anni. Il sussidio può essere erogato per un periodo variabile tra i 4 mesi e i 2 anni che salgono a 3 per chi abbia più di 50 anni. La percentuale è pari al 40,4% del salario giornaliero integrato da 11,34 euro o il 57,4% del salario giornaliero per un minimo di 27,66 euro al giorno.
Nel Regno Unito invece le indennità di disoccupazione possono essere legate ai contributi o semplicemente al basso reddito. Chi abbia perso il lavoro ha diritto ad una cifra pari a 75 euro a settimana se abbia più di 25 anni e 53,45 sterline (circa 60 euro) se abbia tra i 18 e i 24 anni per un massimo di 182 giorni in ogni periodo di ricerca. Per chi cerca lavoro senza avere alcun reddito si ha diritto a 80,75 sterline a settimana se si è sotto i 18 anni, e 105,95 sterline se si hanno più di 18 anni. Non c’è limite di durata, ma si deve dimostrare che si stia cercando attivamente lavoro e si deve essere disponibili qualora ne venga proposto un altro.
E veniamo alla Germania: chi chiede l’indennità di disoccupazione deve essere stato assicurato per almeno 12 mesi negli ultimi 2 anni. Ha diritto al 67% dell’ultimo stipendio netto nel caso in cui si abbiano figli, mentre in caso contrario scende al 60%. Ci sono tutele anche per chi sia alla ricerca del primo lavoro con un sussidio di 359 euro al mese. Anche qui si deve dimostrare di ricercare attivamente un lavoro e si dimostri disponibilità nel caso spunti fuori un
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