Twitter. Facebook. Google Plus. Circle. In una parola internet nel suo insieme è sempre stato visto dai datori di lavoro come una zavorra al lavoro. Se si sta in internet, si sentiva l’adagio, non si lavora, internet è un luogo dispersivo. Ovviamente questo è indice di una certa grava arretratezza, nel non vedere la rete e il web come un luogo di opportunità. Per questo sempre più neoassunti, o giovani lavoratori, chiedono maggiore libertà digitale.
Le richieste sono presto elencate: vogliono scegliere l’apparecchiatura con cui lavorano, ritengono che in azienda i social media debbano essere liberi e senza restrizioni, sono convinti che stare fermi in un ufficio non sia affatto necessario e sono anche pronti a rinunciare a qualcosa del proprio stipendio pur di potere usufruire di una vera “libertà digitale”.
Il mercato del lavoro e i datori di lavori sembrano impreparati a queste richieste, legati come sono ai vecchi stereotipi e non tengono conto che le nuove generazioni quando vengono assunte portano con sé un bagaglio di esperienze e di vissuto molto diversi. Certo competenze, capacità, anche lacune, inesperienza, ma soprattutto un modo di vedere la vita professionale come legato a doppio filo alle nuove tecnologie.
Questo è lo spaccato che risulta dalla indagine The Connected World Technology Report, realizzata da Cisco, una delle maggiori società tecnologiche degli Stati Uniti. Lo studio ha coinvolto 3 mila giovani di tutto il mondo, alcuni già entrati nel mondo del lavoro, altri a pochi passi dalla fine dei loro percorsi di studio. Una metà di quelli ascoltati sono infatti professionisti già con un impiego ma meno di 30 anni, mentre l’altra metà sono studenti tra 18 e 24 anni.
L’elemento più importante per la scelta di un impiego per un terzo degli under 30 è la libertà di accedere ai social network, la possibilità di utilizzare più strumenti e di lavorare anche in “remoto”. Ma le percentuali salgono ancora di più se ai giovani si offre la scelta di rinunciare a una parte di stipendio pur di poter mantenere quella stessa libertà di accesso alle nuove tecnologie di cui godono al di fuori del lavoro.
In Italia, in particolare, questo desiderio di libertà “digitale” è maggiore. Da noi, il 23 per cento degli studenti sotto ai 24 anni dice che l’elemento più importante per accettare un impiego, sempre che gliene venga offerto uno, è la possibilità di lavorare ovunque e a qualsiasi ora. A questi si devono aggiungere un altro 14 per cento che indica la libertà di utilizzare i social network durante l’orario di lavoro e un altro 8 per cento che privilegia la possibilità di usare per lavoro il proprio cellulare, Ipad o altri strumenti. Nel complesso, quindi, il 45 per cento non indica lo stipendio come l’elemento più importante.
L’abitudine a “stare” sui social media ha portato i giovani a tenere in molta considerazione le politiche aziendali riguardo questa tematica, tanto che in Italia il 38 per cento dei giovani afferma che queste restrizioni possono cambiare la propria decisione in merito a un’offerta di lavoro e due terzi degli studenti chiede al datore di lavoro chiarimenti su questo tema in occasione del colloquio di lavoro.
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