Il periodo degli scioperi è solo agli inizi, manifestazioni e cortei ci accompagneranno nelle settimane e nei mesi a venire. La categoria dei benzinai sarà la prossima, ha infatti annunciato che a partire dal mese prossimo ci saranno ben 15 giorni di sciopero assoluto distribuiti in 3 mesi, saranno ‘aperte le danze’ nei 3 giorni tra l’8 e il 10 Novembre.
Nel comunicato fatto diffondere dai benzinai si apprende il motivo di tale agitazione “l’ assoluta inerzia del governo, inadempiente rispetto agli impegni ripetutamente assunti nei confronti della categoria, mette a rischio di fallimento circa 25.000 piccole imprese e i 140.000 posti di lavoro degli addetti occupati”. Per evitare questo epilogo richiedono o la liberalizzazione del settore o il ripristino delle agevolazioni di cui godevano in quanto sostituti di imposta.
Il bonus, di cui si chiede la reintegrazione, costa al fisco 24 milioni di euro, mentre le tasse che i gestori riscuotono mediante gli incassi ammontano a 35 miliardi di euro l’anno. Il costo totale della benzina, per chi non lo sapesse, è gonfiato da delle sovrattasse chiamate ‘accise’ che il benzinaio deve anticipare alle casse dello Stato garantendo di tasca propria.
Nel dettaglio, per accisa si intende un imposta indiretta inserita sulla fabbricazione e vendita di prodotti di consumo: in Italia le più conosciute sono quelle che gravano sull’acquisto dei carburanti. Queste accise, fisse e non variabili nel tempo, hanno dello scandaloso pensando che le prime risalgono al periodo fascista, eccone alcune in elenco:
- 1,90 lire per il finanziamento della guerra di Etiopia del 1935.
- 14 lire per il finanziamento della crisi di Suez del 1956.
- 10 lire per il finanziamento del disastro del Vajont del 1963.
- 10 lire per il finanziamento dell’alluvione di Firenze del 1966.
- 10 lire per il finanziamento del terremoto del Belice del 1968.
- 99 lire per il finanziamento del terremoto del Friuli del 1976.
- 75 lire per il finanziamento del terremoto dell’Irpinia del 1980.
- 205 lire per il finanziamento della guerra del Libano del 1983.
- 22 lire per il finanziamento della missione UNMIBH in Bosnia Erzegovina del 1996.
- 0,020 euro per il rinnovo del contratto degli autoferrotranvieri del 2004
per un controvalore che oggi ammonta a 0,25 euro. Dati aggiornati al 1 gennaio 2011, ci dicono che l’accisa per la benzina è pari a 0,564 euro/litro, mentre per il gasolio è di 0,423 euro/litro. Questi valori concorrono a formare il prezzo finale su cui viene poi calcolata l’Iva del 20%, ovvero vediamo imposta una tassa (l’Iva) su un’altra tassa (l’accisa). In sostanza, del prezzo totale del nostro pieno di benzina, ben il 55% son tasse.
I benzinai riscuotono effettivamente delle tasse, ma non lo fanno in un luogo chiuso e ben protetto, come una banca ma per strada, all’aperto, mettendo di fatto a rischio la propria incolumità. Ora esigono o di essere adeguatamente tutelati, tramite il bonus, o di essere svincolati da questo peso, mediante la liberalizzazione del settore.
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