La premessa, doverosa, è che la riforma dev’essere ancora approvata dal parlamento,. Ma intanto sui nuovi contratti di lavoro a tempo determinato presentati dal governo Renzi la discussione è già aperta, soprattutto per la loro durata.
Il ragionamento è semplice: aumentare i tempi certi in cui un lavoratore possa essere assunto, seppur senza certezze definitive, in modo da far diventare più stabile complessivamente l’offerta. Ecco perché la proposta è quella di far lievitare da 12 a 36 mesi la durata del primo rapporto di lavoro a tempo determinato per i contratti a termine per il quale non è richiesto il requisito della cosiddetta causalità.
E soprattutto ci sarà la possibilità di prorogare anche più volte il contratto a tempo determinato entro il limite dei tre anni, per un massimo di otto volte, sempre che sussistano ragioni oggettive e si faccia riferimento alla stessa attività lavorativa. Il ministero del Lavoro ha comunque precisato che “rimane, quale unica condizione per le proroghe, il fatto che si riferiscano alla stessa attività lavorativa per la quale il contratto è stato inizialmente stipulato”. Rimane anche confermato il limite del 20% per i contratti a termine utilizzabili, da parte di un datore di lavoro, sul totale aziendale. Dunque, su 100 assunti massimo 20 possono essere gestiti con contratti a termine. Ma le imprese che occupano fino a 5 dipendenti potranno stipulare un contratto a termine.
Novità anche per il contratto di apprendistato: sarà previsto il ricorso alla forma scritta per il solo contratto e patto di prova, mentre l’assunzione di nuovi apprendisti sarà obbligatoriamente condizionata alla conferma in servizio di precedenti apprendisti al termine del percorso formativo. La retribuzione dell’apprendista, quanto alle ore di formazione, sarà pari al 35% della retribuzione del livello contrattuale di inquadramento.