La lista si sta allargando sempre di più mese dopo mese. Perché nonostante la grave crisi occupazionale che l’Italia vive in prima persona ogni giorno ci sono lavori che nessuno più vuol fare. E non parliamo di occupazioni complicate: si va dall’idraulico all’infermiere passando per autisti e tornitori.
Lo conferma il sistema informativo combinato tra Ministero del Lavoro e Unioncamere: su 595mila assunzioni non stagionali previste in questo periodo entro il 2011 ben il 19,7%, ossia 117mila sono considerate dalle aziende di difficile reperimento, ossia con una ricerca che potrebbe durare anche dodici mesi. Un dato importante anche se comunque già migliore rispetto al 2010 quando la percentuale era addirittura del 26,7%. Tra questi ben 28.450 sono quelli richiesti dalle aziende artigiane.
E allora vediamo quali sono questi mestieri che stanno scomparendo. Tra i laureati i più ricercati sono quelli nel campo intellettuale, scientifico e tecnico. Sull’altro fronte ci sono gli operai, sia specializzati che senza esperienza, ma anche quelli qualificati nelle attività commerciali e nei servizi. Al primo posto per difficoltà di reperimento i farmacisti (con 600 posti), seguiti dagli sviluppatori di software (ne mancano almeno 1.000), i progettisti meccanici (570) e metalmeccanici (500), gli infermieri (1.600) e gli addetti alla consulenza fiscale (370).
Inoltre manca almeno un 40% di addetti alla reception (oltre 600 persone), almeno il 50% di operatori alle mense (circa 3mila i posti ancora vacanti) e la metà degli addetti alle vendite specializzate (oltre un migliaio). Invece tra gli operai qualificati i più ricercati restano gli installatori di impianti termici e quelli di impianti idraulici e termoidraulico per i quali servirebbe almeno il doppio del personale. E ancora mancano almeno 1.200 tornitori, 470 autisti di bus e cucitori di abbigliamento (420).
Le cause di questa carenza sono molteplici. Se per i livelli più elevati, anche a livello economico, le difficoltà di reperimento sono legate alla richiesta di competenze specifiche legate, per quelle di livello più basso si giustifica anche con il fatto che specialmente i più giovani li ritengono lavori meno gratificanti anche se non sottopagati.
Il presidente di Unioncamere, Ferruccio Dardanello, fotografa così il momento: “L’incontro tra domanda e offerta di lavoro soprattutto per la mancanza di candidati con i requisiti giusti. Sempre più preziosa, quindi, diventa la possibilità di integrare meglio il momento della formazione scolastica e universitaria con quello della formazione sul lavoro, valorizzando quindi tutte quelle modalità che consentano di avvicinare i giovani alla realtà delle imprese attraverso, ad esempio, percorsi di alternanza scuola-lavoro, stage e tirocini formativi”.
Puoi votare l'articolo anche qui, gli articoli precedenti qui.