Ormai il tempo sta per scadere.Con la prossima riapertura delle scuole sarà anche tempo di varare il nuovo contratto nazionale di lavoro per quasi settantamila tra docenti e altro personale che saranno assunti a tempo indeterminato: un passaggio che dovrà avvenire entro il 1° settembre anche se non si annuncia indolore.
I sindacati, quasi tutti uniti dalla Cisl alla Snals passando per Uil e Gilda con la sola eccezione della Cgil, ad inizio agosto hanno trovato la quadratura per far contrattualizzare in pianta stabile migliaia di lavoratori che negli ultimi anni sono stati fondamentali per la scuola pubblica in Italia ma non avevano nessuna certezza sul loro futuro. L’accordo è stato trovato sulla base di un prolungamento del cosiddetto ‘gradone’ stipendiale che all’atto pratico congelerà gli stipendi dei diretti interessati almeno nei prossimi anni.
Gli scatti per il personale della scuola sino ad oggi prevedevano un lasso di tempo tra 0 e 2 anni che ora salirà da 0 a 8. Facendo degli esempi pratici, un docente precario di prima nomina, ma con cinque anno di pre-ruolo avrebbe avuto uno scatto di anzianità già l’anno successivo perché in questo caso era previsto un solo anno di prova. Adesso invece con il nuovo contratto dovrà attendere almeno 40 mesi, con una penalizzazione economica spalmata sui dodici mesi che può andare da un minimo di 1.740 euro, se insegnante di scuola primaria, ad un massimo di 3.960 euro per chi insegni in una superiore.
Il discorso cambia ovviamente se il neoassunto ha un’anzianità pre-ruolo che va dai 10 anni in su e questo vale anche per gli Ata, ossia tutto il personale non docente che è rientrato nel nuovo contratto. Un sacrificio economico, certo, che però ha permesso di assumere a tempo indeterminato la posizione di 30.300 docenti e oltre 36mila Ata. E tra il 2012 e il 2013 il ministero dell’Istruzione sarebbe pronto a regolarizzare ogni anno almeno altri 22mila docenti e 7mila lavoratori Ata, per un totale che avvicinerebbe quindi complessivamente quota 60mila, anche se in questo caso serve il benestare del ministero del Tesoro.
Una soluzione che non ha cancellato tutti i problemi della scuola italiana e che soprattutto ha bisogno di poter confidare sulla copertura economica presente e futura. Ma certo un buon punto dal quale ricominciare.
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