Studiare meglio e in meno tempo per essere pronti a lavorare più in fretta.
E’ questo il senso della riforma nel mondo della medicina universitaria italiana che stanno portando avanti il ministro dell’Istruzione, Maria Stella Gelmini, e quello della Salute, Ferruccio Fazio.
L’idea di fondo sulla quale si sta lavorando per presentare una proposta concreta all’Unione Europea, che dovrà comunque dare il suo assenso definitivo, è quella di rivedere il percorso che porti alla laurea e soprattutto alla specializzazione accorpando tutto in sei anni di studi (mentre al momento sono come minimo sette) e soprattutto prevedendo alla fine di questo periodo anche l’esame di Stato che consentirebbe subito di passare nel mondo del lavoro. In più è prevista la possibilità di svolgere il dottorato contemporaneamente alla specializzazione.
Una riforma che va a ricalcare quello che avviene in molti altri Paesi europei: le specialità chirurgiche passerebbero da 6 a 5 anni, quelle mediche da 5 a 4 anni o addirittura a 3 per alcune aree particolari. In più ci sarà un approfondito lavoro di selezione tra le sedi più qualificate possano ospitare le scuole di specializzazione e saranno definiti nuovi ordinamenti delle scuole per fare in modo che dopo due o al massimo tre anni di specializzazione lo studente possa cominciare a lavorare all’interno dell’ospedale, fruendo di un contratto a tempo determinato con il Servizio Sanitario Nazionale e diventando un medico ospedaliero a tutti gli effetti.
Un modo per fare entrare i giovani medici nel mondo del lavoro almeno tre anni prima di quello che avviene attualmente. Secondo il ministro Fazio gli interventi previsti dalla riforma consentiranno di recuperare circa 11mila contratti di specializzazione. Resta da capire quali effettivamente possano essere i tempi dell’entrata in vigore di questa riforma. Ad esempio per l’utilizzazione degli specializzandi con regolari contratti da parte delle Regioni dovrà esserci una concertazione tra governo e Regioni.
In ogni caso per l’accesso alle facoltà di Medicina resterà confermato anche in futuro il numero chiuso per evitare di saturare troppo il mercato. Il sindacato dei medici italiani approva, ché la riforma andrebbe a intervenire sul calo degli organici visto che nei prossimi anni saranno più i medici ad andare in pensione di quelli che usciranno come specializzandi dalle università, ma la Cgil avverte il pericolo di sfruttamento dei giovani medici e il loro possibile futuro da eterni precari.
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