Al di là delle contestazioni anche eclatanti che ha dovuto subire il ministro Fornero, a Napoli si è scritta una pagina importante nella collaborazione tra Italia e Germania per quello che riguarda i tempi del lavoro e della formazione che deve necessariamente passare per l’apprendistato.
In questo il Paese guidato da Angela Merkel dimostra di avere un modello vincente, da studiare e applicare anche in Italia.
Intanto il primo passo è stato quello di firmare protocolli d’intesa che confermano una volontà comune tra i due stati e che prevedono ad esempio un accordo bilaterale finalizzato ad utilizzare soprattutto fondi europei per scambi e collaborazioni che coinvolgono gli studenti così come gli insegnanti, le scuole e gli istituti professionali. Inoltre una più coordinata cooperazione nell’ambito della rete Eures per promuovere la mobilità transnazionale dei giovani tra la Germania e l’Italia e uno scambio reciproco di competenze.
Lo scopo fondamentale è quello di aumentare conoscenze e competenze, ma anche di ottimizzare le risorse. In Germania infatti già da anni funziona perfettamente l’alternanza tra scuola e lavoro fin dai primi anni dell’istruzione secondaria, ma soprattutto ci sono scuole che offrono effettivamente uno sbocco professionale certo una volta completati gli studi, cosa che in Italia ancora non succede. Gli ultimi dati riferibili al 2012 parlano di 160 mila i contratti in apprendistato nel primo semestre, in aumento del 10 per cento, ma ancora non basta.
Da una parte ci sono le aziende che sono spesso frenate da norme troppo complicate e che rendono onerosa un’assunzione in apprendistato mentre la formazione dei giovani dovrebbe essere il primo passo essenziale. Tutto il contrario in Germania con un apprendistato di primo livello concretamente pensato in funzione dell’assunzione e di un’acquisizione di competenze. Tutto il contrario di quanto avviene negli stages che spesso vengono piazzati alla fine del percorso di studi e non durante, ma soprattutto hanno il sapore di parcheggi.