La riforma del lavoro voluta dall’attuale governo, in particolare dal ministro Fornero, sta cominciando ed entrare a regime ed è bene per tutti conoscere quelle che sono le regole base, a partire dal nuovo contratto a tempo determinato che sostanzialmente negli ultimi anni è stata la forma più utilizzata dalle aziende sia pubbliche che private.
Con le nuove regole però ci saranno delle limitazioni importanti, anzitutto per il primo contratto a termine, ossia il primo rapporto tra lo stesso lavoratore e lo stesso datore di lavoro. In questo caso il datore non sarà tenuto a giustificare il motivo tecnico, produttivo, organizzativo o sostitutivo per cui abbia scelto il contratto a tempo determinato e il rapporto di lavoro a tempo determinato non potrà avere una durata superiore a 12 mesi.
Se il rapporto di lavoro invece vada oltre la scadenza del termine fissato, il datore sarà tenuto a dare al lavoratore una maggiorazione retributiva del 20 % (fino al decimo giorno successivo) e del 40 % per ogni ulteriore giorno. Si allungano anche le pause obbligatorie fra un contratto e l’altro che diventano di 60 giorni per i contratti fino a sei mesi (mentre prima erano 10 giorni) e di 90 giorni per i contratti più lunghi (prima erano 20 giorni). Inoltre il contratto diventa a tempo indeterminato per i contratti sino a sei mesi se il rapporto dura oltre il 30° giorno dalla scadenza (prima erano 20 giorni) e nei contratti più lunghi se il rapporto dura oltre il 50° (prima erano 30 giorni).
Infine per le imprese è prevista una maggiorazione dell’1,4 %, sull’aliquota aggiuntiva per i contratti a tempo determinato che andrà a finanziare l’Aspi, ossia la nuova forma di protezione per i lavoratori che perdono il lavoro. Se il datore di lavoro modifica il contratto da tempo determinato a tempo indeterminato, gli ultimi 6 mesi di contributi versati saranno restituiti. Questo contributo però è stato eliminato per gi lavoratori stagionali e non si applica nemmeno ai contratti di sostituzione e agli apprendisti.