Per il momento è una previsione. Ma se a farla è un colosso come McDonald’s siamo certi che si trasformerà anche in realtà. Perché la divisione italiana di uno dei maggiori operatori nel campo mondiale della ristorazione prevede almeno 1.500 assunzionigrazie anche all’apertura di altri 30 ristoranti distribuiti sul territorio nazionale.
Sono già ben 432 quelli presente in Italia, a testimonianza del forte radicamento di McDonald’s nel nostro Paese. Un radicamento che significa anche lavoro, visto che alla fine del 2011 erano a libro paga ben 15.500 persone, la maggior parte delle quali a tempo indeterminato. Parliamo infatti del 61% delle persone assunte, mentre un altro 29% ha un contratto di apprendistato che, anche alla luce delle nuove norme previste dalla riforma del governo Monti, è considerato l’ultimo passo per entrare direttamente nel mondo del lavoro.
Sostanzialmente vuol dire che 9 persone su 10 di quelle che lavorano in McDonald’s hanno certezze per il loro futuro e soprattutto che l’azienda continua a credere nelle potenzialità del nostro Paese tanto da incrementare gli investimenti. Una scelta che si accompagna a quella di credere nei giovani visto che l’età media del personale è pari a 28 anni e l’81% dei dipendenti ha un’età inferiore ai 35 anni, con i lavoratori-studenti a rappresentare il 31% del totale.
E McDonald’s vuol sottolineare anche come si applichi una reale parità di diritti: infatti ha il 60% di donne fra i dipendenti e molte ricoprono posizioni di responsabilità. Lo dimostra il fatto che il 56% dei manager sono donne, così come metà dei direttori dei ristoranti, con la responsabilità in media di circa 40 persone e la gestione di un volume d’affari di circa 2,3 milioni di euro.
Soddisfatto Roberto Masi, amministratore delegato di McDonald’s Italia: “Questi dati sono la dimostrazione che McDonald’s investe in maniera profonda e continua nell’economia locale italiana rivestendo un ruolo importante nel mercato del lavoro, creando opportunità concrete sia in termini quantitativi che qualitativi. Questo è vero specialmente per i più giovani, i ragazzi italiani, che troppo spesso ultimamente sono vittime di un mercato del lavoro che non permette loro di poter costruirsi delle certezze”.
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