Se ne riparlerà lunedì prossimo, ma intanto ci sono già convergenze importanti e soprattutto una base sulla quale trattare. Perché il ministro Fornero lo ha ribadito ancora ieri mattina, dopo l’ultimo faccia a faccia con i sindacati: l’apprendistato è una scommessa importante e dovrà essere “una vera occasione di formazione per i giovani, non solo uno strumento di flessibilità in entrata”.
Quindi per il momento l’articolo 18 e le sue modifiche non si toccano, meglio pensare all’incremento della proposta per i giovani, quello che è stato un must del nuovo governo Monti sin dal suo insediamento. Una riforma complessiva del mercato che mai come ora sembra vicina anche se ci sono alcuni punti sui quali trattare ancora.
Ma sull’apprendistato tutti d’accordo. Probabilmente non si potrà tornare agli anni Cinquanta e Sessanta, quando era un’introduzione vera al mondo del lavoro e soprattutto serviva per tramandare mestieri, ma si avvicinerà a quello che era negli anni Ottanta quando furono molto praticati i contratti di formazione-lavoro, quella che potrebbe essere la soluzione anche per il futuro: un contratto di durata limitata nel tempo, un tempo di formazione idoneo per far crescere il praticante e soprattutto uno stipendio adeguato, anche se ovviamente inferiore ad un lavoratore che abbia già la qualifica.
In più nel periodo dell’apprendistato il dipendente sarà licenziabile senza alcun vincolo e l’azienda riceverà comunque un incentivo per assumere un apprendista, denaro da conservare per un certo periodo se deciderà dopo la prova di confermare e trasformare in impiego stabile quello del lavoratore una volta terminato l’apprendistato. Quindi da una parte gli oneri di un controllo certificato, dall’altra gli onori di fondi statali per il datore di lavoro.
Oggi sono tre i contratti di apprendistato consentiti, tutti regolati da apposite normative delle Regioni e dei contratti collettivi che stabiliscono anche il livello del salario d’ingresso e le caratteristiche della formazione. Il primo è l’apprendistato per la qualifica e il diploma professionale, per giovani da 15 a 25 anni di età, tappa di passaggio tra scuola dell’obbligo e lavoro. Il secondo è l’apprendistato professionalizzante o ‘contratto di mestiere’, che può durare anche cinque anni e riguarda giovani da 18 anni fino a 29. Il terzo è l’apprendistato di alta formazione e ricerca, sempre per questa fascia di età, ma destinato a professioni ad alta qualificazione.
Per tutti, al datore è consentito pagare contributi ridotti al 10% e se conferma il lavoratore gode di questo sconto per un altro anno.
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