Si celebra un compleanno importante in questi giorni per l’Erasmus, il programma europeo di scambio tra studenti che con il tempo è diventato anche un modo non solo per studiare ma anche per trovare un posto di lavoro all’estero grazie al sostegno delle politiche comunitarie.
L’Erasmus infatti taglia il traguardo dei 25 anni, essendo stato introdotto con la sua prima stagione scolastica nel 1987. E a partire dal 2007 una parte dei fondi è destinata appositamente ai collocamenti lavorativi presso imprese all’estero, opportunità che stagione dopo stagione è sempre più apprezzata come dimostrano le 150mila borse offerte agli studenti. In particolare nel 2009/10 sono stati 35.000 gli studenti a scegliere un collocamento lavorativo, con un aumento del 17% rispetto all’anno precedente.
Ma Erasmus guarda già al futuro, perché rappresenta una voce importante anche per tutta l’economia europea. Infatti con il sostegno dato dal programma per l’apertura di nuove conoscenze, a partire dalle lingue e culture diverse, si è venuto a creare un rapporto sempre più stretto tra il mondo accademico e quello imprenditoriale, in grado di colmare quelle competenze specifiche necessarie nel mondo del lavoro di oggi. E soprattutto permette ai giovani, universitari o meno, di scoprire opportunità lavorative che nel loro Paese sarebbero chiuse.
I dati per l’anno in corso sono importanti: infatti più di 250.000 studenti beneficeranno del programma, con preferenze per nazioni come Spagna, Francia, Regno Unito, Germania e Italia mentre i Paesi che mandano il maggior numero di studenti all’estero dovrebbero essere la Spagna, la Francia, la Germania, l’Italia e la Polonia.
Complessivamente l’Unione Europea sino al 2013 ha stanziato circa 3 miliardi di euro per il programma ‘Erasmus for All’ che riunirà tutti gli attuali progetti nel campo dell’istruzione, della formazione, della gioventù e dello sport rendendo più facile la richiesta di borse di studio evitando dispersioni; l’obiettivo è quello di offrire a 5 milioni di persone la possibilità di studiare o svolgere attività didattica o di formazione all’estero, oltre che ovviamente aprire le porte a nuove opportunità di lavoro.
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