Lo avevamo già sottolineato qualche tempo fa, lo ribadiamo adesso. Nell’Italia che fatica a trovare posti di lavoro ci sono comunque diversi settori a caccia di candidati che non escono.
L’ultimo dato relativo al 2011, che segue quanto comunicato da Unioncamere solo qualche settimana fa, è quello della CGIA di Mestre che parla di 45.250 posizioni scoperte.
Come a dire che una serie di categorie ben definite avrebbero bisogno di manodopera che non trovano e non si tratta necessariamente di mestieri in disuso o per i quali serva una laurea specifica. La carenza è data in parte a causa del ridotto numero di candidati ma anche almeno per la metà dei casi per l’impreparazione di quelli che si sono presentati al colloquio di lavoro.
Statisticamente quindi le figure più difficilmente reperibili sono risultate i commessi con almeno 5.000 posti di lavoro, i camerieri (circa 2.300 posti), i parrucchieri e le estetiste (oltre 1.800 posti), gli informatici e i telematici (quasi 1.400 posti), i contabili (1.270 posti), gli elettricisti (1.250), i meccanici auto (1.250 posti), i tecnici della vendita (1.100 posti), gli idraulici e i posatori di tubazioni (circa 1.000 posti) e i baristi (quasi un migliaio).
A questi vanno aggiunti i posti liberi che erano stati studio rilevati dall’indagine di Unioncamere, come operai specializzati e tecnici quali idraulici, carpentieri, piastrellisti, muratori ed elettricisti, ma anche autisti di pullman, pizzaioli, infermieri, parrucchieri, fornai e pasticceri. Dati che comunque stridono con quanto emerge invece dall’indagine dell’European Vacancy Monitor della Commissione Europea che attesta come il 48% delle persone che hanno trovato un impiego nel 2010 sono giovani e soprattutto sembrano più preparato di quelli italiani.
E qui ci troviamo di fronte ad una serie di problemi. Perché nel nostro Paese non esiste una riqualificazione adeguata per chiesti senza lavoro né contratti di apprendistato seri in molti settori. In più bisogna capire se questi posti siano rimasti vacanti per reale mancanza di personale oppure perché i datori di lavoro offrivano contratti e condizioni obiettivamente non accettabili. Perché alle volte le statistiche vanno anche interpretate.
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