Nelle ultime settimane hanno fatto molto rumore i controlli a tappeto della Finanza nei locali ed esercizi commerciali di diverse città italiane. Ma ora arrivano dato importanti anche sulle verifiche effettuate nel 2011 sul lavoro nero, con cifre importanti che dimostrano come in Italia si debbano fare ancora passi in avanti.
Grazie alla collaborazione tra ministero del Lavoro, Inps, Inail ed Enpals sono stati infatti individuati circa 300mila lavoratori irregolari, un terzo dei quali pagati totalmente in nero. Un dato comunque in calo rispetto ai 151mila dei dodici mesi precedenti. Un numero al quale vanno aggiunti i circa 13mila lavoratori che erano stati scoperti dalla Guardia di Finanza, per un totale di 117.955 persone.
In totale le aziende controllate controllo sono state 244.170 e di queste sono risultate irregolari 149.708, pari al 61% e la somma dei contributi evasi nel 2011 è pari a 1,225 miliardi di euro con un recupero contributivo in calo del 13 per cento.
Ecco quindi analisi e cause. Gli organi di vigilanza spiegano la diminuzione nel nero con la “restrizione del campo di applicazione della normativa sanzionatoria al solo lavoro subordinato e dall’altro alla contrazione occupazionale che inevitabilmente incide anche sul sommerso”. In più c’è anche un incremento evidente fatto registrare dalle forme contrattuali di lavoro flessibile, in particolare in alcune regioni del Nord.
Per quello che riguarda le aziende, invece, sei su dieci hanno mostrato irregolarità. Sulle 244.170 aziende ispezionate, infatti, 149.708 non erano in regola. I controllori puntano il dito sul fatto che “l’azione ispettiva è comunque suscettibile di miglioramenti, mediante una più puntuale attività di intelligence per orientare ancor meglio le verifiche verso obiettivi più mirati”.
Quanto ai miliardi di contributi recuperati, ben superiore ai 1.000 miliardi di euro, il dato si riferisce ovviamente alle sanzioni comminate, non certo a quelle già riscosse.
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