Quello della riforma del lavoro resta uno degli obiettivi primari nell’agenda del governo Monti, anche perché è una delle richieste più pressanti che fa l’Unione Europea anche per rimettere in sesto i conti dello stato.
Ma quali saranno le linee guida, da illustrare nei prossimi giorni in parlamento ma soprattutto alle parti sociali?
Il principio di base resta chiaro: come ha detto il nuovo premier attualmente ci sono lavoratori sin troppo tutelati e altri che non godono delle giuste garanzie. Ecco perché si provvederà subito a estendere le coperture a tutti, a cominciare dai precari che specialmente nel mondo del lavoro giovanile, così come in quello delle donne, rappresentano una buona fetta.
Quindi serve una riforma che vada ad introdurre una tassazione “preferenziale”, come l’ha definita Monti, per le aziende che vogliono investire su giovani e donne. “Con il consenso delle parti sociali – ha sottolineato il presidente del Consiglio – dovranno essere riformate le istituzioni del mercato del lavoro per allontanarci da un mercato duale dove alcuni sono fin troppo tutelati mentre altri sono totalmente privi di tutele e assicurazioni in caso di disoccupazione”.
Quindi difficilmente ci saranno ritocchi all’articolo 18 né alle forme di contratto che sono già regolari e stabili con l’attuale contrattazione. Piuttosto si guarderà ad una contrattazione collettiva che si svolga sempre più nei luoghi di lavoro, come in parte ultimamente si è cominciato a fare, e anche ad equiparazione delle garanzie e dei vantaggi che interessano i contratti a tempo indeterminato anche a quelli a tempo determinato. Ovviamente servirà una politica di incentivi per le aziende che altrimenti non ci investirebbero, così come al momento hanno poca collaborazione per quello che riguarda l’apprendistato.
Inoltre verrà mantenuto il principio dei licenziamenti leciti per i contratti a tempo indeterminato in caso di difficoltà legate alla situazione economica, ma saranno previsti comunque indennizzi per i lavoratori, anche se in questo caso i sindacati hanno già dichiarato la loro contrarietà. In più anche l’assistenza nel reimpiego, formazione e riqualificazione.
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